Chiesa parrocchiale di Sant'Eustorgio, originaria del XIV secolo ma ricostruita nel 1716;
Villa San Martino
Con la Villa Borromeo d'Adda, attualmente sede comunale, e la Villa La Cazzola, residenza privata, fa parte del gruppo di ville sorte nel comune di Arcore a partire dal XVI secolo lungo il Lambro, che si presentano oggi come residenze di diporto («ville di delizia»), ma che erano nate come residenze padronali da dove venivano gestite grandi aziende agricole.
L'ampio edificio prende il nome dalla località San Martino, in cui sorgeva un monastero benedettino, acquisito con le sue terre a metà del '700 dai marchesi Giulini, che lo ristrutturarono in forme neoclassiche.
Villa Borromeo d'Adda, dal 1980 di proprietà comunale, è inserita in un ampio parco pubblico; si può visitare la cappella che ospita sculture dei Vela (1850);
Giungendo ad Arcore non si può fare a meno di rimanere incantati di fronte alla Villa Borromeo D'Adda e al magnifico Parco che conduce ad essa.
Emblema della città, la Villa è sorta nella seconda metà del 1700 quando l'abate Ferdinando D'Adda, fondatore della Causa pia D'Adda, fece costruire una residenza sul colle designata da allora con il nome di "Montagnola".
Contemporaneamente venne edificata anche una villa alle pendici del colle, verso la strada. In seguito le proprietà delle due ville fino ad allora divise, vennero unificate per assi ereditari.
Villa Ravizza, la più recente, di proprietà privata, famosa sopratutto per il giardino all'italiana;
 Nel binomio villa-giardino è in questo caso noto soprattutto il giardino. Esso fu creato nei primissimi decenni del secolo da Mansueto Ravizza con l'aiuto dell'arch conte Ludovico Belgioioso, probabilmente quando furono unificate in una unica villa alcuni fabbricati di epoca eclettica e a questa, pur circondata da un dignitoso giardino, si volle collegare la collinetta retrostante, adiacente il parco Borromeo e separata da una via pubblica. Fu un intervento paesistico sullo stile di quelli settecenteschi per la sua grandiosità; ma mentre quelli erano concepiti come cornice fondale o introduzione del fatto architettonico questo, anche per motivi logistici, sembranella sua cornice fastosa essere fine a se stesso, perché avulso dalla villa, sia materialmente che otticamente e quindi di difficile godimento.
Il raccordo tra casa e giardino avviene da un balcone che corre lungi il primo piano della villa e che si allarga a terrazza e sfocia nella scenografica scalinata a tenaglia che si alza per tre rampe successive fino alla sommità della breve e ripida collinetta ingigantendola e creandole una monumentalità che abbiamo visto non trovare riscontro nella casa.
Tutto l'apparato decorativo, balaustre in cemento e pietra traforata o in ferro battuto, statue, vasi, fontane e mosaici ne completano la ricchezza e la suggestione barocca al punto che questo giardino (tra i più suggestivi e curati della Brianza) è stato considerato di matrice settecentesca da più di uno specialista, mentre è interessante notare come i suoi ideatori abbiano ricorso ai nuovi materiali che l'epoca andava offrendo, come il cemento ed il porfido, uso che il revival barocchetto a cavallo tra i due secoli sperimentava, e sollecitava come innovazione tecnica.
Sulla cima pianeggiante una galleria di carpini e una sapiente distribuzione arborea collegano senza soluzione di continuità questo parco a quello adiacente della villa Borromeo e a quello più lontano della Cazzola.
Villa "La Cazzola" la più antica (sec. XVI), in origine di proprietà dei Durini, deve il suo attuale aspetto all'intervento di Carlo Amati famoso architetto monzese del 1812; la villa di proprietà privata è inserita in un grande parco.
Villa Buttafava, edificio signorile tardo settecentesco, ora ristrutturata come centro redisenziale;
Palazzo Durini situato in frazione Bernate, dominava le 5 corti che costituivano l'antico borgo rurale.